Divergente chi? Divergente Come?

Esempi di divergenza applicata  2: il cinema.

Dopo aver parlato dei personaggi divergenti delle serie televisive, proseguiamo con il cinema. Anche la produzione cinematografica presenta molti personaggi protagonisti o co-protagonisti divergenti. Molti di loro sono ancora autistici, come in Rain man, con la magistrale interpretazione di Dustin Hoffman, in cui un uomo che non si è adattato alle regole sociali, all’apparenza giudicato ingenuo, non sviluppato, limitato, mostrerà le sue capacità intellettive e sensibili fuori dal normale.

Similmente, in The accountant, il personaggio principale soffre di una forma di autismo, la sindrome di Asperger, la stessa di cui soffriva Lewis Carrol, l’autore di Alice nel Paese delle Meraviglie, e svolge una doppia attività: geniale contabile per organizzazioni fuorilegge e killer spietato. Interessante, oltre al modo in cui risolve i problemi contabili, il fatto che un killer non sia qui ad esempio uno psicopatico, come in molti casi, ma un divergente, uno che vorrebbe instaurare rapporti sociali e intimi, ma che non ci riesce a causa della sua condizione, e che quindi agisce con freddezza naturale, senza provare sentimenti apparenti, proprio perché incapace di instaurare una comunicazione emotiva con gli altri. Le caratteristiche tipiche di un killer di professione trasportate su qualcuno con la sindrome di Asperger. Concetto narrativo divergente, che avvicina due mondi apparentemente lontani, sconosciuti tra loro, ma simili per molti aspetti e li sovrappone in una stessa persona.

Abbiamo incontrato Lewis Carroll, uno scrittore che ha dato alla luce uno dei romanzi più significativi e apprezzati nella storia della narrativa. Possiamo scoprire che numerosi personaggi famosi, in vari campi di attività, soffrivano in qualche modo della sindrome di Asperger, le cui caratteristiche in sintesi sono: consistente compromissione delle interazioni sociali, schemi di comportamento ripetitivi e stereotipati, schemi inusuali e limitati di interessi e comportamento, ma, a differenza dell’autismo, non si verificano ritardi nello sviluppo del linguaggio e nello sviluppo cognitivo. Schemi inusuali di comportamento, che una società basata su regole definite fa fatica a comprendere, o ad accettare.

Vogliamo sapere quali personaggi di rilievo nella storia passata e presente sono stati e sono in qualche misura affetti da questa sindrome? Eccone alcuni: Newton, Darwin, Wittgentein, Mozart, Hitchcock, Michelangelo, Spielberg, lo scacchista Fisher, l’informatico Bram Cohen, Bertrand Russell, Edison, Orwell, Kant, l’autore di fiabe Andersen, Wharol, Beethoven, Satie, Dostoevskij.

Senza essere affetti da sindromi, ci sono comportamenti divergenti derivati da incapacità ad accettare le regole e le logiche culturali, come nel caso diventato il soggetto del film L’enigma di Kaspar Hauser, di Werner Herzog. Il film racconta la storia, realmente accaduta, del ritrovamento di un ragazzo che dalla nascita era stato tenuto segregato in una capanna e che quindi non aveva avuto modo di sviluppare le regole sociali e la mentalità convenzionale. Attraverso di lui, una volta trovato e liberato, i suoi sostenitori e studiosi si potranno avvicinare ad un diverso linguaggio applicabile alle attività della vita, ad una diversa visione del mondo, ad un superamento della logica, che però riesce a trovare le soluzioni al problema in un diverso percorso deduttivo e mentale. Vale la pena citare un dialogo del film, in cui il professore di logica che segue Karpar gli pone un quesito, a cui Kaspar risponderà percorrendo un altro tracciato rispetto a quello della logica matematico-deduttiva.

PROFESSORE: Bene, Kaspar! Immagina che qui ci sia un paese dove vivono persone che dicono la verità e qui c’è un altro paese dove vivono solamente persone che dicono bugie. Arriva una persona, e tu vuoi sapere se viene dal paese di quelli che dicono la verità, o se viene dal paese di quelli che dicono le bugie. Per risolvere questo tipo di problema, in modo logico, hai a disposizione soltanto una domanda. Una sola. Prego, dimmi qual è questa domanda.

KASPAR: Io domanderei a quella persona se per caso lui è una pulce. Se viene dal paese della verità dirà: “assolutamente no, io non sono affatto una pulce,” perché dice solamente la verità. Se viene invece dal paese dei bugiardi, allora dirà: “io sono una pulce,” perché non dice la verità. In questo modo io saprei esattamente da quale paese viene quella persona.

PROFESSORE: No, no. Questa non è una domanda. No, non posso accettarla. Non ha niente a vedere con la logica. Logica vuol dire dedurre e non descrivere. Come professore di logica e di matematica non ho imparato a capire ma ho imparato a concludere.

Altri film di successo che propongono personaggi importanti divergenti:

The Divergent, lo dice il titolo stesso, in cui, in un futuro distopico, i divergenti vengono uccisi perché pericolosi per la stabilità sociale, in quanto poco controllabili e destabilizzanti. Divergente, in questo contesto, è colui, o colei, dato che la protagonista, Tris, è un’adolescente che affronta le situazioni utilizzando altri processi comportamentali o deduttivi, non ispirati alle regole convenzionali e rigide imposte da una determinata logica e da comportamenti stereotipati. Tris sarà colei a cui il siero che condiziona coscienza e comportamenti non funzionerà, in quanto divergente. Intelligente metafora sociale, i divergenti hanno affascinato il pubblico di adolescenti, per cui il romanzo da cui è stato tratto il film era stato scritto, ma anche di persone adulte. Tanto che ne è stata realizzata una serie.

Forrest Gump, altro personaggio affetto da malattia che diventa metafora della nostra spontaneità, del nostro desiderio di essere bambini, della nostra voglia di sincerità e onestà, ma tutto questo espresso con cognizione, e coraggio, il coraggio dell’ingenuità, o della genuinità. Forrest si comporta con libertà e intelligenza, con sensibilità e sincerità oltre la misura convenzionale, ma i suoi sentimenti sono puri e i suoi percorsi mentali più che seguire una logica, seguono l’intuito. Anche lui, dapprima bistrattato, emarginato, dopo seguito ad esempio per il suo comportamento anticonformista, semplicemente perché naturale.

The Truman show, vicino in qualche modo a Il segreto di Kaspar Hauser, propone la figura di un giovane vissuto da sempre dentro un reality a sua insaputa. Tutti lo amano perché è spontaneo, sincero, naturale, ma anche capace di comportamenti molto sviluppati e coraggiosi, determinati da percorsi evolutivi fuori dalla norma, in quanto abitante di un mondo falso, virtuale, in cui le leggi che funzionano per tutti assumono un altro significato. Un mondo senza violenze, senza pregiudizi, senza conflitti, che hanno impedito a Truman di sviluppare malizie, invidie, egoismi e tutto ciò che si impara per adeguarsi alle regole sociali.

V per vendetta, tratto da un romanzo grafico, si svolge nel 2020, al tempo il futuro, in una Gran Bretagna governata da un dittatore che è stato eletto utilizzando la paura come catalizzatore, e attraverso attentati biologici. A lui si oppone un solitario personaggio, V, che si vendicherà per ciò che è stato costretto a subire nei campi di concentramento gestiti dal dittatore prima di essere eletto. V, che indossa costantemente la maschera di Guy Fawkes, cospiratore cattolico che nel 1605 tentò di far saltare in aria il parlamento inglese, riuscirà ad unire la popolazione in una lotta contro il potere, diventando simbolo della libertà. Con una mentalità tendente all’anarchico, V pianifica lucidamente le sue azioni, coraggiose, generose, abili, e mette in scacco il potere agendo in modo contrario alla comprensione dell’avversario.

L’attimo fuggente, in cui Robin Williams interpreta il rivoluzionario professor Keating, insegnante di letteratura in un college molto tradizionalista. Il professore insegna a “guardare le cose da angolazioni diverse”, straccia il libro di testo, sale e fa salire sui banchi, e introduce concetti come questi:
“E ora, miei adorati, imparerete di nuovo a pensare con la vostra testa.”
“Rendete straordinarie le vostre vite. Dei due sentieri scelsi il meno battuto per non scoprire in punto di morte che non ero vissuto.”
“Io vivo per dominare la vita, non per esserne schiavo.”
“Qualunque cosa si dica in giro, parole e idee possono cambiare il mondo.”
“Medicina, legge, economia, ingegneria sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento, ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l’amore, sono queste le cose che ci tengono in vita.”
“Carpe diem.”
“Cogli la rosa quando è il momento, che il tempo, lo sai, vola!”
Un professore fuori dalle regole scolastiche rigide imposte da un’educazione autoritaria, che cerca di dissipare i veli e i condizionamenti a cui sono soggetti gli allievi. Un professore pericoloso, destabilizzante per il sistema costituito, che, infatti, verrà allontanato con accuse gravi e prove travisate, ma il seme è stato piantato.

Due film che trovano ancora come interprete Robin Williams in ruoli divergenti sono Patch Adams e Will Hunting – genio ribelle. Nel primo il protagonista, dopo vicende tormentate, riesce a laurearsi in medicina e ad applicare metodi fuori norma per intervenire sull’energia dei pazienti e contribuire a guarigioni o miglioramenti utilizzando la potenza del buonumore e della risata, inducendo i pazienti a ridere per le sue azioni comiche. Con il suo operare scavalca ogni logica terapeutica basata su medicine chimiche e interventi diretti sulla fisicità. Lui segue percorsi diversi, quelli che partono dagli elementi basilari insiti nella natura umana, elementi semplici, quasi forme di auto-guarigione, che inficiano l’autorità istituzionale e il potere della conoscenza razionale. Per questo, riceverà numerosi richiami e bocciature, fino ad arrivare davanti alla commissione medica, che in modo imprevedibile si schiererà dalla sua parte, riconoscendogli il valore dei suoi interventi. Patch Adams agisce sentendo e non deducendo, in un ambito come la medicina dove ogni azione è dettata da prove e procedimenti scientifiche, non da pratiche ai limiti dello sciamanesimo o addirittura del ridicolo. Quel ridicolo che risveglia l’energia di guarigione, proprio perché i malati non sono trattati da malati, che è un ruolo definito e condizionante, sono trattati con la leggerezza che offre la vita quando la si vuole incontrare.

In Will Hunting, Williams interpreta la parte di uno psicologo, Sean Maguire a cui è affidato un giovane genio della matematica disadattato e ribelle, Matt Damon, che proviene dai bassi fondi, esattamente come lo psicologo. Entrambi, per le vicissitudini simili della vita e per le simili origini, sono due divergenti e di conseguenza disadattati. Maguire riuscirà ad instaurare un rapporto di fiducia e affetto con il ragazzo usando il suo stesso linguaggio, che, quindi, non presenta la formalità di quello professionale. Userà, invece, anche l’amore e la comprensione umana, quello della profonda amicizia che generalmente non è possibile instaurare con il terapeuta tradizionale. Sappiamo che oggi esistono terapeuti più o meno alternativi che hanno superato queste barriere imposte dalle scuole analitiche classiche. Pertanto, ancora una trasgressione alle regole per seguire la natura umana che ci guida sempre nelle azioni più importanti, che segue l’intuito e la condivisione, anche se, nel caso del film, talvolta lo scontro, e la determinazione della forza, ma sempre in una prospettiva positiva.

Un caso di pensiero divergente applicato ad una attività collettiva è rappresentato nel film No – I giorni dell’arcobaleno, ispirato a fatti realmente accaduti in Cile, quando nel 1988 Pinochet, dittatore da 15 anni, fu costretto dalla pressione internazionale ad indire un referendum sulla sua presidenza. I leader dell’opposizione convincono il giovane e irriverente pubblicitario René Saavedra a guidare la loro campagna. La tendenza dei dirigenti è quella di mostrare negli spot le atrocità commesse dal regime, per utilizzare la momentanea libertà di espressione allo scopo di denuncia, valutando di non avere possibilità di vittoria. In contrasto con le direttive, Saavedra, proporrà e realizzerà una campagna basata su di un messaggio di speranza per ottenere consensi: uno spot che mostra al rallentatore immagini di una manifestazione di protesta in cui un poliziotto malmena e trascina via un manifestante con una voce fuori campo che descrive i due come due cileni, e non come due rivali, un messaggio di pace e di unione tra i contrapposti per un nuovo Paese. La campagna colpì ed ebbe successo, e il no al regime di Pinochet vinse il referendum.

American beauty, ritenuto una satira sugli obiettivi e sul concetto stesso di bellezza del ceto medio americano, presenta il personaggio di Lester Burnham, interpretato da Kevin Spacey, come un uomo che d’improvviso cambia il suo modo di vedere la vita e il suo comportamento, stimolato da un fulmineo sentimento d’amore e di sesso per l’amica adolescente di sua figlia vista giocare in una partita di pallacanestro. Da qui, tutta la sua vita si svilupperà in contrasto con le logiche comportamentali e sociali, acquisterà quella libertà espressiva ed emozionale che era soffocata dal suo ruolo, di uomo sottostimato, di lavoratore sottostimato. Trova la libertà del coraggio, sia nei confronti delle convenzioni sociali che nei confronti dei concetti tradizionalmente acquisiti, come quello dell’amore e della bellezza, che andranno oltre le definizioni consentite, con la sua passione, che rimarrà negli intenti, per un’adolescente, che accortasi dell’interesse per lei, ne acutizza il gioco. Pedofilia o incesto, non hanno qui dominio, perché la bellezza e l’amore oltrepassano ogni convenzione e regola. Il finale tragico ci riporta però al concetto di bellezza, stigmatizzato dalle parole di Lester, che ha raccontato tutta la storia da defunto: “è difficile restare arrabbiati quando c’è tanta bellezza nel mondo.”

Qualcuno volò sul nido del cuculo, vincitore di cinque premi Oscar, in cui l’ospedale psichiatrico diventa metafora delle regole sociali restrittive, che soffocano la vera natura umana. In questo ospedale un giorno verrà rinchiuso un ladro di poco conto, che preferisce il manicomio piuttosto che la prigione. Non essendo psichiatrico, McMurphy, interpretato da Jack Nicholson, terrà un comportamento anticonformista all’interno del suo reparto, istigando e contagiando tutti gli altri pazienti a ribellarsi, a far valere i propri diritti, a non accettare il trattamento sostanzialmente inumano a cui sono sottoposti. Ogni sua azione, all’interno della struttura, è dettata dal desiderio di libertà e di autodeterminazione dell’uomo, orientata verso quelle forme di piacere che la vita può offrire, anche nelle piccole cose, come guardare una partita di baseball che gli viene negata. Così, il suo comportamento andrà contro le regole precostituite. Inventerà situazioni in cui i malati psichici possono, al contrario, non sentirsi tali ed esprimere le proprie emozioni, i propri desideri. Lui si rapporterà ai malati come se non lo fossero, ottenendo il loro affetto. Molti inizieranno ad imitarlo, sconvolgendo il ruolo di malato che è stato loro attribuito. Tutto questo porterà ad un intervento di lobotomia su McMurphy, che lo renderà innocuo e senza più personalità e coscienza.

 

A beautiful mind, ispirato alla vita del matematico John Nash, premio Nobel per l’economia, interpretato da Russell Crowe. Il film mostra le capacità superiori del personaggio e anche le sue difficoltà nella comunicazione sociale e si scoprirà essere affetto da una forma di schizofrenia. Tutto il suo comportamento è dissimile, anche nella dichiarazione d’amore alla sua futura moglie, che, infatti, farà l’effetto desiderato. Interessante è conoscere la sua teoria dei giochi, nella quale ha sviluppato quello che viene definito l’equilibrio di Nash. Una teoria che viene applicata all’economia e che sostanzialmente ne approccia le dinamiche in modo diverso rispetto alla concezione precedente, rendendo obsolete le dominanti teorie di Adam Smith, su cui si è sostanzialmente basato il sistema economico occidentale. Lo stesso Nash ci spiega questa nuova concezione: “Un gioco può essere descritto in termini di strategie, che i giocatori devono seguire nelle loro mosse: l’equilibrio c’è, quando nessuno riesce a migliorare in maniera unilaterale il proprio comportamento. Per cambiare, occorre agire insieme.” Non è una forma di cooperativismo, ma neanche una forma di competitività sfrenata. Sicuramente una visione collettiva dell’agire, che sposta l’attenzione dall’individuo alla collettività, al collegamento che esiste tra tutti gli esseri viventi. Una persona con difficoltà di relazioni sociali è riuscita a sviluppare una teoria che in qualche modo ha una visione collettiva.

Un altro matematico, problematico, viene rappresentato nel film The imitation game, Alan Turing, interpretato da Benedict Cumberbatch, a cui viene dato l’incarico, insieme ad altri, di decifrare i messaggi segreti dei nazisti codificati con la macchina denominata Enigma. Turing ha difficoltà di relazioni sociali, è solitario e scoppieranno non pochi conflitti interni a causa del suo comportamento. Alla fine, però, riuscirà a decifrare il codice agendo fuori dalla logica e in modo contrario a quello convenzionale. La sua soluzione sarà non più agire in difesa tentando di capire giorno per giorno quale sia la chiave usata al momento nei codici, chiave che cambia ogni 24 ore, ma giocare al contrattacco e realizzare una macchina che decifri automaticamente ogni singolo messaggio. Con una intuizione brillante, deciderà anche di restringere il campo di parole in cui cercare il significato a partire dalle più ripetitive, ad esempio quelle che compaiono nei bollettini meteorologici. Il codice verrà decriptato e molte vite salvate. Ciononostante, dopo la guerra Turing verrà perseguito per la sua presunta omosessualità, che al tempo era un grave reato.

Chocolat presenta una situazione di scardinamento delle regole collettive derivata da una causa scatenante: l’arrivo in un paese della provincia francese, immerso in un’atmosfera di tranquillità, di una donna, e sua figlia, che apre una cioccolateria, in piena atmosfera di rigore quaresimale. Osteggiata dagli abitanti all’inizio, il negozio accoglierà una serie di donne con problematiche familiari e personali, per poi diventare un punto di riferimento del villaggio, accettato, dopo tante vicende drammatiche e crociate incriminanti, come elemento di libertà dalle imposizioni, di cui finalmente gli abitanti prenderanno coscienza. Una donna propositrice di elementi ritenuti di disturbo collettivo, perché contrari alle regole rigide, elementi di piacere che le persone sono costrette a negarsi, persevera nella sua idea e nella sua attività controcorrente, osteggiata, e riesce a fare breccia nel muro delle convenzioni accettate per timore.

La lista dei film con personaggi divergenti potrebbe continuare ancora a lungo. Ognuno di noi sicuramente ha in mente qualche titolo del genere. Questo potrebbe ispirare anche una sorta di raccolta specifica e magari una pubblicazione. L’importante, qui, è stato identificare varie tipologie di divergenza umana e, non ultimo, mostrare come la divergenza, che nella vita comune può fare paura, nell’immaginazione, nella finzione, nei sentimenti più o meno inconsci, ha un fascino attrattivo e nel profondo condivisibile con ciò che tutti noi proviamo per il genere umano e per noi stessi. Probabilmente, come sostengono alcune discipline, l’umanità nasce divergente. La divergenza sarebbe la normalità in un mondo più vicino alle leggi di natura e più rispettoso di esse, leggi che difficilmente possono rientrare in schemi rigidi e assoluti, ma che seguono più più il concetto di “in linea di principio” , da cui si possono intuire delle ricorrenze, quelle che chiamiamo leggi. Ciò permette alla natura di essere sempre irripetibile, perfino nell’alternarsi delle stagioni, che nei dettagli non sono mai uguali a sé stesse, perfino nell’autunno, dove le foglie dello stesso albero non cadono mai nello stesso modo degli anni precedenti. Questo sfiora molto la pratica della creatività che gli umani mettono in atto, quando seguono leggi in linea di principio, ma che esistono per essere superate, modificate.

Naturalmente nel cinema ogni personaggio o azione viene mitizzata o esaltata attraverso il linguaggio specifico della narrazione. Così, alcuni dei personaggi che vengono rappresentati, non sempre nella vita erano così simpatici o affascinanti. Gli artisti sono, ad esempio, molto spesso personaggi problematici, che mettono a dura prova chi gli sta vicino. Ma non molto diversi sono gli scienziati, o i politici. Quest’ultimi, quelli positivi, talvolta professano pace e giustizia, o prendono decisioni in favole della collettività, ma hanno pessimi comportamenti ad esempio con i familiari. Quindi, divergente non significa sempre umanamente evoluto, perché gli esseri umani sono nella strada dell’evoluzione, non quella darwiniana, ma è possibile che il pensiero divergente sia uno degli elementi migliori da applicare in questo percorso.

 

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